Ci sono molti modi per creare musiche per la danza. Accompagnando i Kendreka Circles, cerchi di danza libera e movimento creativo, vi presento qui i 3 principi che considero essenziali nella mia pratica di accompagnamento dei cerchi di danza dal vivo. Generalmente utilizzo solo la mia voce e un looper (niente strumenti, sintetizzatori o drum machine).
Questi principi derivano dalla mia esperienza personale; non oserei attribuirli a un musicista in particolare e non affermerei neppure di averli “inventati”: dopo qualche anno di pratica, sono semplicemente diventati evidenti.
Semplicità, il primo principio per accompagnare i danzatori
Prima di tutto, la musica per i danzatori non deve essere necessariamente complessa come quella pensata per un concerto. In particolare, per quanto riguarda il rapporto con il tempo, è importante lasciare spazio, senza cercare di modificare continuamente i pattern, i ritmi e le melodie. I danzatori sono immersi nei loro corpi, vivono la loro esperienza interiore; la musica è solo un supporto. Il suo ruolo è simile a quello di un direttore d’orchestra in un concerto di musica classica: guidare, ma lasciando che la vera ricchezza espressiva venga dai danzatori. Si può tranquillamente accettare di lasciare girare un motivo o un loop per 30 secondi, un minuto o anche di più. Se il loop è pertinente, i danzatori non si annoieranno, anzi! Elaboreranno il loro universo creativo su una base stabile e familiare.
Questa osservazione mi ha portato a utilizzare un looper (per la precisione, una Loopstation Roland RC-505!). Questo strumento mi consente di creare un loop, lasciarlo girare e avere lo spazio-tempo necessario per farlo evolvere in funzione di ciò che sta accadendo con i danzatori.
Ritmo, il secondo principio della musica per la danza
È un’ovvietà che merita di essere sottolineata: nella danza, la dimensione ritmica è di gran lunga la più importante. Ha la precedenza sulla dimensione armonica e melodica. Ovviamente, si cerca sempre un’armonia tra queste tre dimensioni, facendo convergere ritmo, melodia e armonia nella stessa direzione. Tuttavia, l’attenzione principale del musicista o del cantante che accompagna i danzatori sarà sempre rivolta al ritmo (personalmente, direi lo stesso anche per la musica da palco, ma questo è un altro discorso).
Un buon pattern ritmico può essere ripetuto a lungo e rimanere stimolante per i danzatori. Anche un motivo melodico semplice (ad esempio un assolo vocale), se concepito in chiave ritmica, può invitare alla danza. Mi piace molto, in alcuni momenti, creare melodie complesse, angolari, talvolta atonali o casuali. Se mi assicuro di mantenere un ritmo costante e di accentuare certe note per creare un pattern ritmico ripetitivo in filigrana, la musica resta accessibile e stimolante per i danzatori.
Interazione, il terzo principio, ovvero il piacere di suonare insieme…
Il mio terzo principio nella creazione musicale dal vivo per i danzatori è ricordare che non suono per loro, ma con loro. Ogni loro gesto suggerisce pattern ritmici dai quali traggo ispirazione per creare. Inizio generalmente con un breve momento senza ritmo: solo suoni fluttuanti, un drone… Osservo la dinamica del gruppo, in particolare la gestualità del leader. Inevitabilmente nascono dei movimenti. Li seguo con motivi melodici liberi. Pian piano, l’interazione si sviluppa, si struttura e mi conduce alla scoperta di pattern ritmici. È come una partita a ping-pong con il danzatore o la danzatrice, che risponde ai miei schemi ritmici con nuovi movimenti, ispirandomi altri ritmi.
C’è un momento in cui questo ritmo si trasforma in un loop, che diventa la base per un certo periodo. Non resta che costruire un universo melodico e armonico su questo groove, fino a percepire la necessità di un’evoluzione.
Non modifico mai il tempo (la velocità del brano) di un loop in corso: trovo che sia incoerente con il principio stesso del loop, oltre a richiedere una tecnologia poco “organica”. Invece di variare il tempo, gioco con la poliritmia: a partire da un brano in 4/4, posso passare a un 2/2 per rallentare, o a un 8/8 o 12/8 per accelerare. Se sono ben concentrato, mi piace introdurre poliritmie più complesse: 3 su 4 per rallentare, oppure 5, 6 o 7 su 4 per accelerare. In questo modo il tempo globale del loop rimane invariato, ma viene suddiviso in modo diverso. L’effetto sulla danza è garantito.
Spero che queste riflessioni possano invitarvi a esplorare ulteriormente l’interazione tra musica e movimento! Vi aspetto volentieri durante uno stage di Circlesongs o di improvvisazione vocale per sperimentare insieme queste idee.